lunedì 15 novembre 2010

VERGOGNA, ANDATE A CASA, DIMETTETEVI

Quantificato un danno all'erario di oltre 43mila euro sulla cifra totale della Giunta di 49mila: ovvero l'88,28%. Sono 72 le pagine a firma del viceprocuratore in cui si ipotizzano gli illeciti. 

E adesso per sindaco e assessori è sempre più concreto il rischio di mettere le mani al portafoglio per rimborsare il danno provocato all’Erario e dunque ai cittadini con le spese delle carte di credito. Un danno che la Corte dei Conti ha quantificato in 43mila 657 euro e 86 centesimi, spesi dalla Giunta e pagati con le carte di credito che sindaco e assessori avevano in uso e che potevano utilizzare esclusivamente per saldare spese di rappresentanza e di missione.

Invece hanno usato soldi pubblici per pranzi e cene che non avevano nulla di istituzionale e viaggi e trasferte che non erano stati autorizzati, come invece dovrebbe essere, dal sindaco. E’ la conclusione a cui è arrivata la Corte dei Conti che ha spulciato uno per uno scontrini e pezze giustificative. Non si tratta di un rinvio a giudizio, ma del primo atto formale della magistratura contabile che, evidentemente, ha ritentuto fondato e circostanziato l’esposto presentato in materia dal Pd a Palazzo Loggia. Per questo motivo, è la prassi, il viceprocuratore generale Paolo Evangelista, nelle sue 72 pagine di relazione, ipotizza assessore per assessore l’eventuale illecito compiuto e dà loro la possibilità di presentare memoria scritta o farsi ascoltare entro 45 giorni dal ricevimento dell’atto.

Nella classifica provvisoria di chi dovrebbe risarcire l’Erario, il primo posto tocca all’assessore al Traffico Nicola Orto con 9.553 euro, seguito a ruota dall’assessore ai Servizi sociali Giorgio Maione, 9.177 euro. Il terzo posto se lo aggiudica il sindaco Adriano Paroli con 6.462 euro. Per l’assessore all’urbanistica Paola Vilardi la Corte ha conteggiato 5.184 euro di spese non istituzionali, 4.242 per l’assessore alla cultura Andrea Arcai, 2.702 per Mario Labolani assessore ai Lavori pubblici, 1.492 per l’assessore al Commercio Maurizio Margaroli, 1.980 per l’assessore al Bilancio Fausto Di Mezza seguito dal vicesindaco e assessore alla Sicurezza Fabio Rolfi con 1.941 euro. Claudia Taurisano, delega alla trasparenza, se la cava con 620 euro. Il primato della sobrietà, spetta a Massimo Bianchini, assessore allo Sport: ha speso 21 euro per un libro restituendoli il giorno dopo.

Nell’atto della Corte dei Conti si richiamano i criteri che definiscono le spese di rappresentanza e che si possono riassumere in “erogazioni per atti di ospitalità, omaggi, cerimonie e similari destinate a proiettare l’amministrazione all’esterno rispetto ai propri fini istituzionali, con la finalità di accrescere o mantenere il suo prestigio e richiamare l’attenzione di soggetti qualificati e dell’opinione pubblica in generale”. Insomma non possono dirsi spese di rappresentanza pranzi e cene con consiglieri comunali o altri rappresentanti del Comune o di altri enti.

Ma l'attenzione della Corte dei conti è focalizzata anche sui costi dichiarati dal sindaco Paroli, di cui il 60% per pranzi o cene a Roma con altri parlamentari. Paroli è anche deputato e ci si chiede quanti di quegli incontri a tavola pagati con la carta di credito siano serviti a dirimere questioni attinenti il comune di Brescia e perché le spese siano state messe a carico dei bresciani. Qualcuno, come Margaroli, Vilardi, Rolfi e Di Mezza ha già restituito parte dei soldi. Ma sul caso carte di credito, sollevato a gennaio dal Pd, è ancora aperta anche un’inchiesta della Procura di Brescia.

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